di Patrizia Gentilini* ( Comune-info.net )
Sono convinta che riaffermare il diritto ad un cibo portatore di vita e di salute voglia dire riaffermare un nuovo modello di agricoltura e che questo sia l’elemento chiave per “fare pace” con l’ambiente (e non solo!) e per cominciare risolvere tanti nostri problemi: dalla difesa della nostra salute a quello dei cambiamenti climatici. L’agricoltura che oggi conosciamo è una delle principali cause che contribuiscono ai cambiamenti climatici, ma anche una delle principali chiavi per la soluzione del problema, ma come? Queste le idee che mi sono fatta, che ho espresso in tanti convegni e che desidero condividere con chi è interessato ad approfondire questi temi.
Il primo passo è quello di riconoscere il totale fallimento dell’agricoltura industriale (o rivoluzione “verde”) perché è vero che dal 1950 al 1985: la produzione mondiale di grano aumentata del 250 per cento, ma contestualmente l’uso di combustibili fossili è cresciuto del 5.000 per cento ed attualmente l’energia impiegata è superiore a quella che si ricava dal cibo prodotto! (fonte: Bairoch P., Les trois révolutions agricoles du monde développé:rendements et productivité de 1800 à 1985, 1989); il consumo di fertilizzanti chimici è aumentato di 9 volte in Germania, 17 volte in Italia e 20 volte in Spagna, per non parlare dei pesticidi: circa 400.000 tonnellate ogni anno in Europa e l’Italia è fra i paesi che utilizza ( solo come principi attivi), 5,7 kg/ettaro rispetto ad una media europea di 3.8Kg/ettaro; fertilizzanti, erbicidi, pesticidi uccidono la vita del suolo, rendendolo sterile, infertile, esposto all’erosione, incapace di trattenere l’acqua… per non parlare dei rischi per la salute non solo dei lavoratori ma di tutti noi perché queste molecole sono persistenti, tossiche, cancerogene contaminano interi ecosistemi, la catena alimentare e si ritrovano nei nostri corpi, nel sangue, nelle urine, nel cordone ombelicale, nel latte materno.
Abbiamo dimenticato che il suolo è la radice della vita. «Un solo grammo di suolo in buone condizioni può contenere centinaia di milioni di batteri appartenenti ad un numero norme di specie diverse…. i nematodi possono raggiungere densità pari a 20.000.000 individui/m3……Per formare pochi centimetri di suolo sono necessari centinaia, se non migliaia di anni!».
Il suolo è più grande serbatoio terrestre di carbonio, contiene circa il doppio del carbonio presente nella vegetazione e nell’atmosfera. L’accumulo di CO dalla CO2 atmosferica al suolo attraverso i residui organici è chiamato “sequestro di carbonio”. Sequestrare CO nel suolo attraverso l’accumulo di sostanza organica significa contribuire alla mitigazione del cambiamento climatico.
L’Italia è in via di desertificazione: nell’80 per cento dei suoli italiani il tenore di Carbonio Organico (CO) è minore del 2%, molto spesso è anche dell’1%. Non dimentichiamo che: il 40% delle terre del Pianeta minacciato da desertificazione; ogni anno persi 12 milioni di ettari di terra fertile; i suoli sono alla base produzione alimentare mondiale; il 40% dei conflitti generato dalla competizione per risorse naturali (acqua) (migrazioni); l’incremento annuo di CO nel suolo è in terreni non coltivati 1.98 t/h, coltivati in modo biologico 3.5 t/h). Possiamo quindi dire che l’agricoltura biologica è strumento di pace! Inoltre il cibo biologico fa bene a chi lo produce (perché non usa veleni!) ma anche a chi lo consuma perché contiene meno residui (meno cadmio, più antiossidanti, vitamine, polifenoli…), riduce il rischio di obesità e allergie, in gravidanza migliora lo sviluppo cerebrale del nascituro.
Infine studi su larga scala dimostrano che l’agricoltura biologica è vincente su tutti i fronti, fa “aumentare la percentuale di agricoltura che utilizza metodi biologici e sostenibili non è una scelta, è una necessità. Non possiamo semplicemente continuare a produrre cibo senza prenderci cura del nostro suolo, dell’acqua e della biodiversità”.
Per questo dobbiamo dire sì all’agroecologia, all’agricoltura contadina, all’agricoltura biologica e biodinamica, al compostaggio. E no a pesticidi, erbicidi, digestato da impianti a biogas, ai fanghi sparsi sui terreni agricoli, alle diossine e a tutti i veleni che ricadono sul suolo da inceneritori e impianti industriali…
Non dimentichiamo, inoltre, che la prima fondamentale energia è quella che viene dal cibo: diciamo no all’utilizzo dei suoli agricoli per colture ad uso energetico (biodiesel, biocarburanti, biogas…), basta con i vergognosi incentivi (4.7 miliardi di euro): sono monocolture che richiedono grandi quantità di pesticidi, di acqua e che portano a processi di combustione che aggraveranno tutti i nostri problemi…
* Oncoematologa a Forlì, Patrizia Gentilini fa parte del Comitato Scientifico Isde e di Medicina democratica.