Non è più una sorpresa che nell’anno dell’anniversario dantesco vada sempre più di moda usare per contrappasso letterario, i termini in modo opposto al loro significato.


La riunione dei ministri dell’agricoltura dei 20 paesi più ricchi e spendaccioni del pianeta, avrà luogo il 17 ed il 18 settembre a Firenze per discutere di agricoltura sostenibile, sicurezza alimentare, nutrizione, priorità globali, tutela della biodiversità e degli ecosistemi, investimenti responsabili, valorizzazione del ruolo delle persone all’interno del sistema produttivo, pratiche agricole rispettose dell’ambiente e che assicurino la tutela delle risorse naturali, senza trascurare quello che viene perseguito da 60 anni in Occidente e che il Socialismo, il Cristianesimo ed il Buddhismo raccomandano dal loro nascere, esposto oggi come obiettivo fame zero.

Non deve stupire quindi se pur usando pesticidi inutili e dannosi la moderna agricoltura si vanta di portare avanti un’agricoltura sostenibile, usando dei semplici pannelli fotovoltaici sul tetto di cantine, frantoi e mulini industriali.

Né si può obiettare più nulla all’impresa agricola più potente d’Italia che applaude il Parlamento europeo per aver approvato la strategia europea “dal produttore al consumatore” facendo di fatto passare le “nuove tecniche di evoluzione assistita”, denominate NGT, sfuggendo ad una sentenza della Corte di giustizia europea che le considera a tutti gli effetti volgari OGM.


Sempre per contrappasso, queste inutili e pericolosissime tecniche, ancora tutte da sperimentare, vengono definite “genetica green” lanciandole in modo spavaldamente pubblicitario come “capaci di tutelare l’ambiente”, mentre è pubblicamente riconosciuto che hanno solo la capacità di contaminarlo irreversibilmente. Addirittura servirebbero per “difendere il patrimonio di biodiversità presente in Italia” del quale nessun ministero si è mai realmente interessato, trascurando in obsolete banche del seme, migliaia di varietà di cereali e ortaggi e nei musei di collezioni arboree, migliaia di vitigni e fruttiferi che il mondo intero ci invidia.


La sicurezza alimentare, secondo il Trattato internazionale sulle risorse fitogenetiche per l’alimentazione e l’agricoltura, ratificato dal 3 novembre 2001 ad oggi da ben 130 Stati, Italia compresa, prevede come primo obiettivo “la conservazione e l’uso sostenibile delle risorse fitogenetiche per l’alimentazione e l’agricoltura e la ripartizione giusta ed equa dei vantaggi derivanti dalla loro utilizzazione al fine di perseguire un’agricoltura sostenibile e la sicurezza alimentare in conformità alla Convenzione sulla diversità biologica” mentre Qu Dongyu nuovo presidente della FAO e viceministro dell’agricoltura e degli affari rurali in Cina, non lascia ben sperare nell’abbandono delle politiche di accaparramento di terre fertili e di espansione degli OGM (largamente utilizzati in Cina ed in tutto il continente Americano) risultando la Repubblica popolare cinese il quarto finanziatore della Fao e vantando l’acquisto di oltre 252.000 ettari di terreni in Africa e di ben 72,5 miliardi di investimenti, sempre in Africa nel solo 2017 https://valori.it/elezione-fao-miliardi-pechino. Così mentre il giornalismo nostrano e le tradizionali associazioni di categoria vendono per encomiabile l’incontro dei 20 potentissimi ministri dell’Agricoltura sui temi sbandierati, non si comprende e non si fa capire che l’incontro di Firenze è solo il preambolo della grande esibizione che andrà in scena il 23 settembre prossimo a New York con il contestatissimo Vertice Mondiale sui Sistemi Alimentari, convocato dal Segretario Generale delle Nazioni Unite https://www.un.org/en/food-systems-summit.


Il vertice dell’ONU, al contrario di quanto avviene in Italia ha generato forti reazioni critiche da parte delle organizzazioni della società civile impegnate a livello internazionale per la sovranità alimentare, che questi vertici puntano ad ostacolare con un linguaggio ambiguo e fuorviante.


In una lettera  inviata al Segretario Generale dell’Onu, ben 550 organizzazioni firmatarie, tra cui Navdanya International, l’Associazione Rurale Italiana, FIRAB, Slow Food ed altre 12 organizzazioni presenti in Italia, denunciano la gestione corporativa del summit messo di fatto nelle mani delle grandi multinazionali dell’agricoltura intensiva hi-tech https://www.foodsovereignty.org/wp-content/uploads/2020/03/EN_Edited_draft-letter-UN-food-systems-summit_070220.pdf

A capo dell’evento, con la partnership strategica del World Economic Forum di Davos, che da mezzo secolo orienta proprio gli attori ritenuti responsabili della crisi alimentare, è stata infatti messa l’ex ministra dell’agricoltura ruandese Agnes Kalibata  presidente dell’Alleanza per una rivoluzione verde in Africa (AGRA), finanziata dalla Gates Foundation, che dal 2006 ha aperto con risultati disastrosi, il continente africano all’agricoltura intensiva. Il documento a premessa del vertice sostiene chiaramente la nuova trovata dell’agricoltura di precisione e l’ingegneria genetica, come determinanti per affrontare la sicurezza alimentare, proprio come faranno a Firenze i 20 grandi Ministri dell’agricoltura, coadiuvati da docenti ed esperti da sempre coinvolti in ricerche, spesso finanziate da enti pubblici, che avvantaggiano solo le società biotech, senza menzionare l’agricoltura ecologica ed il coinvolgimento dei piccoli produttori e della società civile.

Menzioniamola allora la vera agricoltura sostenibile e ricordiamo che coinvolgendo la sensibilità dell’assessorato alle attività produttive e dell’assessorato all’ambiente del Comune di Firenze, due associazioni nazionali (AltragricolturaBio e ACU) con la partecipazione di diverse associazioni di base, soprattutto biodistretti toscani, hanno organizzato a Firenze, per sabato 18 settembre un mercato di sole aziende certificate Bio denominato e brevettato BioLocal.

Un mercato molto diverso che inaugura un modo nuovo di rapportarsi ai consumatori, costruendo uno specifico luogo d’incontro dove reperire prodotti bio e informazioni utili, interagendo con i produttori certificati Bio nel quadro di un’economia circolare che orienta a migliorare l’intero sistema produttivo e lo stesso modo di raggiungere, acquistare e consumare il cibo.

Dalle 9,00 alle 18,30 in Piazza Poggi davanti a Porta San Niccolò, sotto Piazzale Michelangelo, si potranno acquistare direttamente da chi realmente li produce, farro, legumi, olio extravergine d’oliva, vino da agricoltura biodinamica, vinsanto e spumante, pasta, prodotti da forno, ortaggi, miele, erbe officinali, oleoliti e prodotti di cosmetica naturale, salse, zuppe e trasformati di pomodoro, tutti prodotti con materie prime certificate Bio

In alternativa simbolica al G20 e con un avvenimento chiaro che non utilizza sofismi e sotterfugi linguistici, il Mercato Biolocal propone 20 aziende Bio per iniziare un percorso che si sta organizzando in diversi Comuni Toscani, con piazze contadine gestite dai produttori biologici e importanti sinergie, non solo con i consumatori ed i
Comuni più sensibili, ma anche con il mondo della ricerca e dell’associazionismo, con i gruppi d’acquisto e la cultura dell’alimentazione, con proposte mai ambigue di reale condivisione delle conoscenze e delle esigenze, con iniziative culturali per le scuole ed i soggetti svantaggiati, con attività di educazione e reale pratica del consumo circolare di produzioni naturalmente uniche.

Mario Apicella