Il messaggio lanciato dalla Giornata degli Orti Sociali di Pieve di Soligo ( vedi articolo > Pieve di Soligo/ Coltiviamo la terra uniti per la pace ) è stato chiaro e diventa ogni giorno più forte: un orto sociale è una forma pratica di Resistenza alimentare. L'autoproduzione del cibo tramite orti e frutteti, sta diventando sempre più popolare. Questa pratica non solo promuove la sostenibilità e l'autosufficienza, ma offre anche numerosi benefici per la salute e la comunità. Coltivare il proprio cibo permette di avere un controllo maggiore sulla qualità e la freschezza degli alimenti che consumiamo e riduce la dipendenza da prodotti industriali spesso trattati con pesticidi e conservanti, offrendo un'alternativa più salutare. Inoltre, contribuisce a ridurre l'impronta ecologica. Trasportare cibo da luoghi lontani comporta un elevato consumo di combustibili fossili e un aumento delle emissioni di CO2. Coltivare localmente riduce la necessità di trasporto e, di conseguenza, l'impatto ambientale. Inoltre l'attività fisica legata alla coltivazione, il contatto con la natura e la soddisfazione di vedere crescere le proprie piante possono migliorare il benessere mentale e ridurre lo stress. In conclusione, gli orti rappresentano una forma di resistenza alimentare che promuove la salute, la sostenibilità e la coesione sociale. Investire tempo e risorse in questa pratica può portare benefici significativi sia a livello individuale che comunitario.
Come dice Michael Pollan parlando della coltivazione di un orto: " Partecipare ai processi complicati e infinitamente affascinanti che ci permettono di provvedere al nostro sostentamento è il modo più sicuro per sfuggire alla cultura del fast food e ai "valori" che essa diffonde: e cioè che il cibo dovrebbe essere veloce, a basso costo e immediatamente disponibile, che il cibo è un prodotto dell'industria e non della Natura; che il cibo è un carburante e non una forma di condivisione con le altre persone e con le altre specie, vale a dire con la Natura stessa" . ( Breviario di resistenza alimentare. Bur edizioni)